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PADRE PAOLO MATTEO ABBONA
(Monchiero 1806-Boves 1874)
Missionario, diplomatico, esploratore in Birmania

Paolo Matteo Abbona nasce nel 1806 a Monchiero, (Cn) e nel 1830, appena ventiquattrenne, diviene sacerdote, come in seguito i fratelli Giovanni e Luigi; entra nel 1831 nella Congregazione degli Oblati di Maria Vergine -OMV- a Pinerolo (Torino) e già nel giugno dell’anno successivo emette i voti nelle mani di padre Giovanni Battista Reynaudi.
All’età di trentatré anni, nel 1839, s’imbarca a Genova, diretto alle missioni nelle Indie Orientali di Ava e Pegu. Raggiunta la Birmania nel 1840, vi opera ininterrottamente fino al 1873; ben presto riesce a guadagnarsi la fiducia e la stima dell’imperatore ed a stringere un rapporto molto confidenziale anche con il successore Mindon, che regna dal 1853 al 1878. Visita gran parte della regione e soggiorna a Moulmein, Amarapura e a Mandalay, divenuta capitale del regno nel 1857.
Fin dal Settecento è in atto la graduale penetrazione inglese nel continente asiatico: l’India diviene così la meta eletta, mentre la Birmania appare un’area di grande valore strategico, mirando gli inglesi a consolidare la loro espansione. A momenti drammatici e forti tensioni si alternano conseguentemente aspre ostilità tra inglesi e birmani.
Nel secondo conflitto anglo-birmano (1852-54 ), Abbona sa svolgere un delicato ruolo di mediazione e, con interventi personali presso il governatore inglese ed il sovrano birmano, contribuisce al superamento della guerra in corso. Per i successi conseguiti merita nel 1856 l’ospitalità a Calcutta di Lord Canning, il viceré delle Indie inglesi, e la riconoscenza del primo ministro Lord Palmerston, che inoltra una lettera al governo piemontese, affinché sia conferita un’onorificenza al religioso oblato. Nel 1856 viene nominato Cavaliere e nel 1863 Ufficiale dell’Ordine di SS. Maurizio e Lazzaro, in virtù della “cooperazione diplomatica” tra birmani e inglesi; il re Vittorio Emanuele II aggiunge poi nel 1868 la terza onorificenza, con la nomina a Commendatore nell’Ordine della Corona d’Italia.
Nel primo rientro in Piemonte (1856), incontra Camillo Benso, conte di Cavour che lo presenta al re. Come già nel 1839 Gregorio XVI, anche il papa Pio IX, nel mese di settembre, lo riceve in udienza privata e padre Abbona, per volontà del sovrano birmano, porge al pontefice un messaggio personale di Mindon e preziosi omaggi, tra cui un calice d’oro e un anello con un magnifico zaffiro; anche nella seconda udienza privata (1873), il missionario è incaricato di consegnare al papa magnifici doni, ma il vapore che li porta fa naufragio e tutto è perduto.
In altre importanti attività il missionario oblato si distingue presso la popolazione birmana. E’ fattivamente presente come medico nelle epidemie del colera e del vaiolo, sapendo affiancare i farmaci che riceve dall’Italia alle empiriche intuizioni della medicina locale.
Come esploratore e geografo intensifica la collaborazione con Cristoforo Negri, dinamico direttore della divisione consolare al Ministero degli Esteri, che darà vita nel 1867 alla prestigiosa Società Italiana Geografica. Studia il corso dei fiumi birmani e procede all’individuazione di un’importante via di comunicazione, la cosiddetta strada di Bammò, (ora Bhamo) che collega il nord del paese con la Cina e col Tibet.

In qualità di Plenipotenziario del re di Sardegna e dell’imperatore dei Birmani, il missionario predispone il Trattato di Amicizia e di Commercio tra i due Paesi - che accanto a rapporti commerciali contempla anche libertà d’azione per i religiosi cattolici -, firmato nel marzo del 1871, da Carlo Alberto Racchia, di origini benesi.

Anche con l’osservazione della volta celeste, il missionario cattura la curiosità e l’interesse della corte birmana: gli strumenti di astronomia e di ottica gli sono spediti dallo stesso conte di Cavour, che li fa acquistare a Stoccarda, certo di offrire una buona qualità, mentre carte e globi sono inviati da Cristoforo Negri alla regina birmana.

Ancora una curiosità. A quel tempo né l’uva bianca né il vino bianco sono noti in Birmania e, per esaudire la richiesta del re, il missionario oblato si rivolge a Cavour: i maglioli di viti piemontesi, scelti con l’aiuto dello stesso Conte, che ricordavasi di essere agronomo, giungono alla corte asiatica, insieme a sementi di ortaggi delle nostre terre.

L’operato di Padre Paolo si mostra, in ultimo, fortemente ispirato dalla scelta religiosa espressa: come Oblato si spinge in Oriente, teso alla diffusione del cattolicesimo e come uomo di fede e messaggero di pace, oltre ad edificare chiese, provvede alla costruzione di scuole, fabbriche ed ospedali. Raccoglie così umili ed illustri conversioni, in Italia e in Birmania.
E nella spiritualità ed umiltà della casa degli Oblati, a Boves (Cuneo), il 13 febbraio 1874, si spegne la singolare esistenza di Paolo Abbona.

A.M. Abbona Coverlizza


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